Interventi esogeni per migliorare la pezzatura del clementine

Il calibro dei frutti è uno dei parametri che differenzia economicamente la produzione; alcuni fitoregolatori e sostanze nutritive possono aumentarla, ma il loro impiego risulta efficace qualora la pianta si trovi in buone condizioni vegetative

L’agrumicoltura ha visto l’abbattimento dei prezzi di vendita da ormai oltre un decennio, questo per la concorrenza delle produzioni rivenienti da altri Paesi mondiali e del Bacino del Mediterraneo, per cui il fattore competitivo che si potrà sfruttare è la qualità, concetto molto ampio che portandolo a sintesi si traduce in pezzatura, assenza di difetti, colore, succosità, salubrità delle produzioni, ecc.

La pezzatura dei frutti, come per tutte le specie frutticole, è uno dei pochi  parametri che differenzia il prezzo unitario; conciliare la quantità con la pezzatura risulta molto difficile, soprattutto per alcune specie di agrumi come il clementine. Per questa specie la produttività è legata a diversi fattori genetici, ambientali e di tecnica colturale.

Bain nel 1958 divise lo sviluppo del frutto degli agrumi in tre fasi (Fig. 1):

  • fase 1, che va dalla fioritura fino alla cascola fisiologica del mese di giugno;
  • fase 2, dalla cascola di giugno fino alla pre-invaiatura dei frutti;
  • fase 3, dall’invaiatura fino alla maturazione e senescenza dei frutti.

Nella fase 1, con durata variabile in base alla specie di circa 40-50 giorni, l’accrescimento del frutto è rapido, l’aumento di pezzatura è dovuto alla buccia ed avviene per divisione cellulare. La fase 2 ha una durata variabile in base alla varietà, tra i 2-3 e i 5-6 mesi; l’accrescimento avviene per distensione cellulare; in questo stadio si ha la fine dell’accrescimento per divisione cellulare ed ha inizio quello per distensione; le vescicole della polpa cominciano ad accrescersi per accumulo di succo. La fase 3, detta di maturazione, ha inizio quando si ha il viraggio del colore della buccia con una trasformazione interna del frutto che lo rende più succoso, con un aumento dei solidi solubili ed una costante diminuzione del contenuto in acidi organici.

Per regolare la pezzatura finale del frutto si deve intervenire nella fase 2, quando incidono diversi fattori, endogeni ed esogeni, non sempre del tutto conosciuti, che hanno un’incidenza variabile sull’espressione finale del carattere.

Tra i fattori endogeni si ricordano:

  • quelli genetici, riguardano la varietà, la presenza o meno di semi, l’auto-compatibilità e il livello di partenocarpia;
  • la posizione del frutto (Fig. 2), la presenza di foglie nel germoglio, rispetto alla pezzatura il comportamento in ordine decrescente è germogli campanulacei, germogli misti, fiori solitari e rami fiorali;
  • la competizione tra organi in accrescimento.
  • la tecnica colturale (potatura, fertilizzazione, irrigazione, ecc.);
  • lo stato nutrizionale della pianta, influenzato dalla fertilità del terreno e dagli apporti di fertilizzanti;
  • l’incisione dei rami, che consente l’accumulo di sostanze nutritive nella parte aerea, applicata negli agrumi sia per migliorare l’allegagione che la pezzatura, l’efficacia dipende dal momento di esecuzione, che coincide, per incrementare la pezzatura, con la fine della cascola fisiologica di giugno, fenomeno che nelle nostre condizioni può protrarsi fino al mese di luglio;
  • l’applicazione di fitoregolatori e stimolanti.

Per incrementare la pezzatura degli agrumi, messo da parte il diradamento manuale per l’insostenibilità economica, è possibile utilizzare dei fitoregolatori, appartenenti al gruppo delle auxine, che vanno utilizzati in un contesto colturale che prevede piante in buono stato vegeto-produttivo, senza problemi fitosanitari fattori che ne inficerebbero l’efficacia.

L’aumento della pezzatura si ha con l’applicazione di sostanze auxiniche e biostimolanti, che risultano maggiormente efficaci quando si passa dalla I alla II fase di accrescimento del frutto. Le auxine, che appartengono al gruppo dei fenossiacidi, determinano l’accrescimento per distensione cellulare. Varie sono state le sostanze sperimentate nei diversi Paesi agrumicoli mondiali con risultati non sempre univoci, a testimonianza che la risposta varia in base alla specie e varietà, nonché all’ambiente di applicazione.

L’epoca di applicazione costituisce il fattore chiave nella determinazione della risposta. Se l’intervento venisse effettuato prima del momento ottimale si può avere un effetto diradante, se tardivo è necessario aumentare le dosi in quanto l’effetto può essere nullo. In generale il momento di intervento è regolato dalle dimensioni dei frutti, precisamente quando questi hanno raggiunto un diametro tra i 15 e 20 mm per il clementine, 20-25 mm per il satsuma e 25-30 mm per l’arancio.

Per ottenere un’adeguata risposta è importante:

- che l’agrumeto sia in condizioni vegeto-produttive ottimali, questo vale per tutti i fitoregolatori, altrimenti la risposta non è positiva;

- che le condizioni climatiche siano favorevoli all’espressione del carattere, l’applicazione non va effettuata nelle giornate ventose così come in quelle di maggiore insolazione e temperatura più alta;

- che la quantità di acqua utilizzata per l’intervento, deve consentire di bagnare in maniera adeguata la pianta e nel caso di piante adulte si aggira intorno ai 20-25 hl per ettaro, assicurando almeno 5 l di soluzione per pianta;

- che la formulazione chimica dell’auxina sia adeguata e nota.

E’ possibile aggiungere altre sostanze purché non contengano elevate quantità di azoto che potrebbero ritardare la colorazione del frutto e alterarne le sue caratteristiche.

Le molecole che sortiscono i migliori risultati sono il 3,5,6 TPA (Maxim), il 2,4 DP (Corasil) e il Fenotiol, che si applicano rispettivamente a 10, 25-30 e 20 ppm. Gli incrementi di diametro che si possono conseguire variano dai 3 ai 6 mm a seconda della specie e varietà (Agustì, 1995). Nelle diverse prove condotte interessante è il miglioramento della distribuzione della classe di calibro, con un aumento delle pezzature migliori ed una diminuzione delle più piccole. L’uso di auxine non altera  le caratteristiche intrinseche del frutto alla maturazione, l’effetto si manifesta attraverso un accrescimento generalizzato di tutti i tessuti, con un maggiore interessamento della polpa. Il contenuto in succo ed il peso della buccia dipendono dalla pezzatura finale del frutto e non dal trattamento.

Osservazioni in campo

Con l’obiettivo di verificare l’efficienza su diverse varietà di clementine (Comune e SRA 89) di alcuni formulati nell’areale agrumicolo del Metapontino, sono state condotte prove indicative di campo impiegando le seguenti sostanze attive: Triclopir (3,5,6-trichloro-2-pyridyloxyacetic acid), Fenotiol; fertilizzanti e biostimolanti a base di estratti di alga (Tab. 1).

Di seguito si riportano i risultati dei trattamenti sulla produzione media per pianta, numero di frutti per pianta, peso medio del frutto, calibro, diametro equatoriale e polare dei frutti. Ai rilievi quantitativi sono stati associati analisi di laboratorio, nello specifico sono stati valutati la resa in succo, l’acidità ed il residuo rifrattrometrico.

 

L’efficacia del Maxim sulla pezzatura dei frutti è già nota sia in Italia (Forlani et al., 2000; Calabrese et al., 2001) e, soprattutto, in Spagna. Le prime prove condotte nel 2004 su clementine Comune, varietà molto diffusa nel Metapontino e nell’intero arco Jonico appulo-calabro-lucano, su piante di 25 anni innestate su arancio amaro (278 piante/ha) hanno offerto risultati interessanti. Con le sostanze auxiniche si è avuta una maggiore incidenza delle classi di calibro superiori. Nello specifico, Maxim ha indotto una maggiore incidenza delle classi di calibro 2 e 3 rispettivamente, con il 63,5 e il 24,5%. L’incidenza della classe di calibro 4 è stata minima, mentre per entrambi gli auxinici vi è stata un’incidenza nella classe di calibro 1 superiore al 10% rispetto al testimone. Il comportamento del Maxim è stato migliore rispetto all’auxinico di controllo (Fengib=Fenotiol+Gibberellina), data la maggiore incidenza della classe di calibro 2, che resta quella più apprezzata in termini economici dal mercato.

 La produzione per pianta non è stata eccezionale in quanto nell’annata erano stati effettuati interventi cesori che avevano fortemente ridimensionato la chioma, con una maggiore cascola nei mesi giugno e luglio. Tuttavia,  la produzione delle piante trattate con auxinico è stata superiore rispetto a quella del testimone (Tab. 2). Considerando che l’applicazione delle sostanze auxiniche si estrinseca principalmente sul peso medio dei frutti, si evidenzia come l’aumento della pezzatura media sia stato riscontrato in entrambe le tesi a base di composti auxinici (Fig. 4). A questo bisogna aggiungere un altro aspetto da non sottovalutare come l’anticipo e la migliore colorazione dei frutti, importante ai fini di una maggiore remunerazione delle produzioni.

Nel 2012 sono state effettuate delle prove su Clementine SRA 89, varietà precoce di elevata produttività, ma con una pezzatura a volte insufficiente. Sono stati considerati, oltre a Maxim e Fengib, un  fertilizzante fogliare a base di estratti di Alga (Basfoliar Kelp), a due diversi dosaggi. I dati in tabella 2 riportano che i migliori risultati in termini di miglioramento di pezzatura li ha dati il Maxim, però comportamento interessante si è avuta con l’utilizzo dei fertilizzanti fogliari, che sono migliorativi del testimone.

Nel 2014 sempre sulle clementine cv SRA 89 sono stati utilizzati oltre ai fitoregolatori dei fertilizzanti sempre a base di estratti di alga. Dai dati riportati in tabella 3 si nota come Maxim migliori la pezzatura in maniera più efficace rispetto ai biostimolanti, che tuttavia, risultano nettamente superiori rispetto al testimone non trattato. Lo stesso comportamento è stato osservato per la produzione/pianta.

Osservazioni sulla qualità dei frutti

Rispetto ai dati qualitativi i frutti trattati con il Maxim in tutte le prove considerate hanno manifestato una minore succosità ed in alcuni casi acidità superiore rispetto al testimone e alle tesi trattate con altri fitoregolatori e fertilizzanti. Nel caso della prova condotta nel 2014 nelle tesi trattate con l’uso dei fertilizzanti a base di estratti di alghe  il dato di acidità è inferiore rispetto al testimone, questo consente un maggiore rapporto di maturazione e quindi un anticipo della raccolta.

Dai dati analitici riportati nella tabella 4 si nota come i frutti trattati con Maxim abbiano un contenuto in succo inferiore rispetto sia al controllo che al testimone, comunque superiore ai limiti minimi previsti dalle norme di qualità. Di contro, anche se il grado zuccherino è risultato leggermente inferiore il rapporto di maturazione, dato il minore contenuto in acidi, è risultato superiore. Per i fertilizzanti a base di alga e per Fengib non sono stati riscontrati valori differenti nella qualità rispetto al testimone.

Conclusioni

Dalle diverse prove condotte bisogna ribadire come il migliore risultato si ottiene con i fitoregolatori di sintesi (Triclopir-Maxim, Fenotiol-Fengib), anche se è da rimarcare che i fertilizzanti e i biostimolanti (Basfoliar Kelp – Compo e Renewal e Sti –Icas Internationale) presentano un effetto migliorativo sulla pezzatura. La migliore distribuzione nelle classi di calibro ottenuta con i fitoregolatori, Maxim meglio di Fengib, è importante in quanto ciò induce prezzi migliori e una maggiore PLV.

Dato altrettanto importante è la migliore colorazione della buccia, osservata nella tesi trattata con Maxim, che può consentire un anticipo nello stacco, commercializzando la produzione in fasi di mercato che normalmente la remunerano con prezzi migliori. Questo aspetto, inoltre, consente di sopperire ad alcune carenze dei frutti di clementine, che raggiungono un’adeguata maturazione interna che non è accompagnata da una sufficiente colorazione esterna. Questo fenomeno si accentua soprattutto nelle annate in cui, nel periodo autunnale, non si verificano le giuste escursioni termiche, tra giorno e notte, ed in presenza di temperatura media giornaliera elevata. Ancor più nelle varietà precoci, molto produttive e dove l’uso degli auxinici potrebbe dare delle produzioni inferiori per numero di frutti ma di migliore pezzatura che, con l’anticipo della maturazione, consentirebbero una maggiore PLV.

Discorso a parte meritano i fertilizzanti a base di alghe, le cui “perfomance” sono state inferiori rispetto ai fitoregolatori pur avendo migliorato i valori rispetto al controllo. Probabilmente effettuando più interventi la differenza con i fitoregolatori si attenuerebbe, però questo potrebbe essere oggetto delle prossime prove. Per gli aspetti legati alla qualità dei frutti, in quasi tutte le prove si evidenzia una minore succosità dei frutti trattati con fitoregolatori, soprattutto nel caso di Maxim. Mentre non sono state verificate differenze imputabili ai fertilizzanti.

 

Interventi esogeni per migliorare la pezzatura del clementine - Ultima modifica: 2015-05-08T09:37:26+02:00 da Lucia Berti

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