Se la bolla è pronta a esplodere già in pieno inverno

bolla
Sintomo caratteristico della presenza di bolla: deformazione del lembo fogliare.
Prevenzione autunnale sempre più determinante. I cambiamenti climatici incidono anche sulla più classica patologia del pesco

«Chi ben comincia è a metà dell’opera». Il famoso proverbio popolare ben si calza al problema della bolla del pesco (Taphrina deformans). Per ottenere i migliori risultati, soprattutto nelle condizioni di alta pressione della malattia, occorre infatti avviare la strategia già in autunno per completarla poi alla ripresa vegetativa in corrispondenza della fioritura.

Soprassedere all’intervento autunnale significa esporsi inutilmente ad un maggior carico di rischi, soprattutto se l’andamento stagionale di fine inverno e inizio primavera dovesse essere irregolare e caratterizzato da piogge frequenti ed insistenti, tali da pregiudicare l’ottimale tempistica di intervento. Cominciare bene, quindi, significa affidarsi alla prevenzione per contrastare adeguatamente un fungo per il quale non esistono strategie curative.

Taphrina deformans è un patogeno fungino strettamente legato al pesco e diffuso ovunque sia presente. La concretizzazione dell’infezione e la sua consistenza dipendono strettamente dai parametri climatici. Negli ultimi anni le condizioni adatte allo sviluppo della bolla si sono registrate anche in pieno inverno (gennaio-febbraio).

Germogli suscettibili

L’altro elemento da considerare per valutare la reale pericolosità della malattia è la suscettibilità della pianta. Con il procedere dello sviluppo stagionale i tessuti vegetali sono via via sempre meno recettivi, per cui anche lo sviluppo della malattia ne risulta più contenuto: all’atto pratico, perciò, il periodo critico risulta ristretto, ma il gioco di equilibri tra sensibilità varietale, fase fenologica e parametri climatici rende complesso individuare il momento ottimale per effettuare i trattamenti, soprattutto se si considera che la stragrande maggioranza dei pescheti sono misti, ovvero costituiti da diverse varietà che presentano diverse epoche di ripresa vegetativa e di fioritura e, conseguentemente, sono aggredibili dal patogeno in momenti diversi.

Appare chiaro che in queste condizioni l’esecuzione di un unico trattamento rappresenti una “coperta corta”, che lascia aperte diverse possibilità di aggressione da parte della malattia.

I danni

In conseguenza dell’attacco si devono registrare danni di duplice natura, diretta ed indiretta:

  1. le foglie colpite perdono la capacità fotosintetica e sono destinate in tempi più o meno brevi a cadere;
  2. i frutti colpiti risultano deformati e, quindi, inadatti alla commercializzazione;
  3. la ridotta capacità fotosintetica compromette la capacità di alimentare la parte aerea, con gravi conseguenze per lo sviluppo dei germogli, dei frutti e per la “preparazione” delle gemme dell’anno successivo.

Tutto ciò comporta che, oltre ad una perdita di produzione (minore pezzatura e minore allegagione) nell’anno in corso, si devono temere ripercussioni anche negli anni a venire.

Le conoscenza sul ciclo e sull’epidemiologia di Taphrina deformans, il fungo responsabile della bolla, acquisite anche grazie alle ricerche dell’Università Cattolica di Piacenza, sono alla base degli attuali programmi di difesa integrata.

È importante sapere che …

 

Leggi l’articolo completo su Terra e Vita 49-50/2015 L’Edicola di Terra e Vita

Se la bolla è pronta a esplodere già in pieno inverno - Ultima modifica: 2015-12-29T08:00:28+01:00 da Barbara Gamberini

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