Uva da tavola, le tecniche colturali per produrre di più e meglio

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Dall'irrigazione alla potatura, dalla gestione del suolo alla creazione di particolari microclimi favorevoli, fino ai nuovi prodotti, molti dei quali naturali, in grado di migliorare le caratteristiche degli acini. Sono molte le tecniche di coltivazione sperimentate con successo in tutto il mondo per migliorare la produttività e incrementare la sostenibilità della coltivazione dell'uva da tavola. Ecco un'anticipazione di quanto sarà esposto e discusso in maniera approfondita durante l'ottavo simposio internazionale dell'uva da tavola

Aumentare quantità e qualità delle produzioni e allo stesso tempo diminuire l’impatto ambientale, la percentuale di residui e i costi di gestione, per migliorare la redditività delle aziende agricole. Tutti obiettivi imprescindibili per l’agricoltura moderna e quindi anche per chi coltiva uva da tavola.
Per centrare questi traguardi sono state sperimentate con risultati incoraggianti diverse pratiche agronomiche, come la potatura invernale agli interruttori di dormienza, la rimozione delle prime infiorescenze e le potature in verde per la formazione di “infiorescenze ritardate”. E poi la copertura dei filari, la modulazione dell’irrigazione, i trattamenti antisalini e l’inerbimento controllato. Infine, per migliorare l’estetica degli acini, oltre all’eliminazione degli acinelli si fanno strada la potatura e l’insacchettamento del grappolo, l’incisione anulare e la somministrazione di prodotti innovativi per migliorare colore e consistenza delle uve.
Questi argomenti saranno trattati diffusamente durante l’ottavo simposio internazionale dell’uva da tavola che si terrà tra Palermo, Foggia e Bari dall’1 al 7 ottobre prossimo, alternando sessioni scientifiche a visite tecniche in campo e una tavola rotonda internazionale. Nel frattempo ecco un'anticipazione delle relazioni tecniche e delle prove sperimentali condotte in varie parti del mondo, che saranno illustrate nel dettaglio durante i lavori del convegno.

Le soluzioni per vincere il clima sfavorevole

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Nel sud della Cina
 il clima non è favorevole allo sviluppo della vite, causando ritardo di germogliamento e crescita disforme dei germogli, inoltre, la limitata escursione termica giornaliera nel periodo invaiatura-maturazione penalizza l’accumulo antocianico e favorisce gli attacchi parassitari. Ecco perché si sono studiate cultivar che riescono a compiere due cicli all'anno, il primo da febbraio a giugno, il secondo da agosto a dicembre. I due cicli consentono di allungare il periodo di commercializzazione da quattro a dieci mesi. Con questa tecnica la superficie coltivata a uva da tavola del Guangxi è triplicata, con un aumento del ricavo economico di dieci volte in dieci anni.
Il Cile è caratterizzato da un’ampia diversità climatica che consente un lungo periodo di raccolta, da novembre ad aprile. Le zone più tardive hanno una maggiore disponibilità idrica ed eccellenti condizioni termiche nei tre mesi precedenti la raccolta, ma vanno incontro a eventi climatici estremi quali gelate, pioggia durante la raccolta, basse temperature primaverili ed altri ancora. Il 42% della vite ad uva da tavola è coltivato nella valle centrale, zona con primavere fredde e frequenti piogge durante il periodo di raccolta. Per modificare il microclima dei vigneti si ricorre a coperture plastiche che consentono di avere più uve e di maggior qualità. L’uso degli apprestamenti protettivi richiede l’adeguamento di alcune pratiche colturali, come l’irrigazione. Durante il simposio saranno forniti dettagli in merito.
In Puglia sono stati studiati gli effetti di due tendoni di copertura agro-tessili sulla cultivar Victoria. Rispetto alle coperture classiche, il microclima luminoso del vigneto è migliorato, con riflessi positivi sulla percentuale di bacche di grande dimensione (e quindi sul peso del grappolo), sulla colorazione della buccia e sull’accumulo di flavonoidi. Inoltre, il tessuto riflettente ha limitato la temperatura del suolo durante i mesi estivi e le perdite d’umidità per evaporazione, risultando quindi utile al risparmio idrico. Lo stato idrico delle viti, misurato settimanalmente, ne ha beneficiato.

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L'importanza dell'irrigazione, anche per la sostenibilità

Il deficit irriguo applicato nella fase di stasi volumetrica della bacca o a inizio invaiatura anticipa la maturazione. Per individuare appropriati valori soglia per la durata del deficit irriguo, in California si sono fatti degli esperimenti che hanno dato risultati soddisfacenti rendendo più rapido l’aumento di SST nel succo (+1-2 °Brix) e la riduzione dell’acido tartarico, senza influenzare la pezzatura della bacca e la sua consistenza.
Anche le tecnologie che utilizzano sensori remoti sono utili per fornire dati utili per la gestione idrica per descrivere la crescita della coltura. In Cile sono stati realizzati test interessanti.
In Iran si è invece lavorato sullo stress salino in viti allevate in coltura idroponica. I migliori trattamenti mitiganti lo stress salino sono risultati essere silicato di potassio a 300 m/L + solfato di zinco a 4 g/L.
L'inerbimento controllato dei filari è una tecnica poco diffusa, ma che sta prendendo sempre più piede, sia per limitare il consumo di acqua, sia per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. La presenza di un manto erboso interfilare aiuta a ridurre l’erosione del terreno, migliora il tenore in sostanza organica e la fertilità agronomica, riduce l’evaporazione e l’apporto d’azoto, migliora il drenaggio, limita le fluttuazioni termiche e, in generale, migliora l’attività biologica del suolo che può regolare la produttività e la qualità delle uve.

Potature, portinnesti e altre tecniche

uvaLe viti autoradicate di Flame Seedless manifestano un significativo declino di vigore e produttività a circa 15 anni dall’impianto. In Cile è stato condotto uno studio di 15 anni su dieci portinnesti confrontati con viti franche di piede. Nel 2016, cioè a 15 anni dall’inizio dello studio, è stata osservata una notevole influenza di alcuni portinnesti sulle performance della cv Flame Seedless: le viti innestate sono risultate più vigorose e produttive, nonché atte a fornire uva di migliore qualità.
Tra le classiche tecniche colturali adottate, soprattutto in Italia, per migliorare l’aspetto del grappolo, oltre all’eliminazione degli acinelli è da annoverare la potatura del grappolo. Sulla cv Red Globe coltivata fuori suolo è stato verificato l’effetto d’interventi di potatura del grappolo applicati con differente intensità allo stadio d’inizio invaiatura. Gli interventi hanno avuto l’effetto d’incrementare il peso della bacca, migliorare l’uniformità di maturazione, intensificare il colore della buccia e renderne più uniforme la colorazione.
Anche l’incisione anulare agisce sulla la massa dell’acino e del grappolo, oltre che sulla composizione del succo e può influenzare la colorazione della buccia e la consistenza della bacca. Una sperimentazione sugli effetti dell’incisione anulare, singola (all’allegagione) o doppia (all’allegagione e all’invaiatura), effettuata sul capo a frutto in viti della cv Italia allevate a tendone e coperte con film plastico al germogliamento, ha incrementato la massa dell’acino, soprattutto nel caso della doppia incisione; quest’ultima ha incrementato anche il contenuto in SST ed ha influenzato la lunghezza della bacca e la sua consistenza: l’effetto si è protratto durante la frigoconservazione. L’incisione non ha invece influenzato la produttività, la fotosintesi, la traspirazione e l’efficienza dell’uso dell’acqua.
L'insacchettamento dei grappoli, sperimentato in Sicilia, ha mostrato grappoli con massa più elevata dovuta a una compattezza maggiore rispetto a quelli non insacchettati. Le caratteristiche reologiche degli acini hanno subito influenze soprattutto nelle due varietà apirene, che hanno prodotto acini con maggiore consistenza.

Prodotti e trattamenti

Un nuovo prodotto, contenente 10% di S-ABA (registrato per incrementare il colore ella buccia in varietà a bacca rossa), è stato provato per la prima volta, in Puglia sulla cv Italia, per valutarne l’effetto come diradante degli acini in confronto con il diradamento manuale e con un controllo non trattato. Sono state saggiate due dosi  e due tempi di applicazione: entrambi i trattamenti hanno ridotto il numero di acinelli; l’efficacia è aumentata alle dosi più elevate (sino a -74% di acinelli). Il nuovo prodotto ha consentito di risparmiare sino a 597 euro rispetto al diradamento manuale. In 2 delle 4 prove effettuate è stato anche osservato un aumento del diametro equatoriale della bacca e, in 3 prove su 4, un incremento di produttività sino al 13%. I risultati sono dunque promettenti circa la possibilità d’impiego di questo novo prodotto come diradante.
Sempre in Italia, i biostimolanti hanno dato risultati incoraggianti per quanto riguarda la massa del grappolo e le caratteristiche di uniformità, colore della buccia e contenuto in solidi solubili totali del succo tipici della cultivar Italia.
Per migliorare la qualità dell’uva da tavola, negli ultimi tempi è aumentato l’interesse verso l’impiego di brassinosteroidi (BR), una classe di fitormoni scoperta già negli anni ’70. Una ricerca sugli effetti della dose e dell’epoca dei trattamenti è stata condotta in Cile. Si è osservato che i valori di pezzatura dell’acino, peso del grappolo, tenore glucidico e acidico ottenuti nelle prove basate sulla somministrazione di alte dosi di GA non differivano statisticamente da quelli ottenuti con basse dosi di GA in aggiunta a CK in prefioritura e BR durante l’accrescimento dell’acino. Per contro, nelle prove basate sulla somministrazione di CK e parziale sostituzione di GA con BR, è emersa maggiore resistenza alla spaccatura dell’acino a seguito di compressione. Questi risultati supportano il potenziale impiego di BR come strumento per migliorare la qualità dell’uva e la sua resistenza al trasporto.
Per migliorare il colore della buccia degli acini è stato sviluppato un metodo per la produzione biologica dell'isomero dell'acido abscissico che aumenta la pigmentazione. Altri esperimenti saranno illustrati nel corso del simposio.

La tecnologia in campo

uvaL’incremento della sostenibilità e dell'efficienza dei sistemi agricoli è oggi possibile anche grazie alle nuove tecnologie. Per la viticoltura da tavola esistono approcci innovativi per singole pratiche ma non ancora uno strumento di gestione aziendale per il raggiungimento della sostenibilità globale, cioè ambientale, sociale ed economica. Lo sviluppo e la validazione in condizioni di campo di un sistema di supporto decisionale (SSD) basato sul web denominato uva.net sono stati condotti dallo spin-off Horta s.r.l., in collaborazione con Agriproject Group. Il sistema integra dei componenti di monitoraggio in real-time del vigneto con uno strumento basato sul web che analizza i dati utilizzando modelli avanzati e fornendo aggiornate informazioni per la gestione viticola, in forma di allerte e supporti decisionali. Dal 2018 uva.net metterà i viticoltori in grado di gestire meglio le attività colturali, compresi i trattamenti antiparassitari, e monitorare tutte le attività in vigneto, aumentandone la sostenibilità ambientale.
Conoscere il fenomeno della dormienza gemmaria ed il suo sviluppo in relazione alle condizioni ambientali è importante per massimizzare la produzione ed il ritorno economico. Una nuova soluzione che consente di conoscere in tempo reale il valore delle unità di freddo accumulate viene proposta dalla ditta Valagro: si basa sul modello dinamico e viene applicata all’intero territorio italiano. La piattaforma fornisce i dati storici del territorio nazionale, ricostruiti utilizzando tecniche di rianalisi e modelli climatologici di avanguardia a partire da gennaio 2016, e prevede le unità di freddo dei successivi 7 giorni aiutando il viticoltore nella gestione dei trattamenti di interruzione della dormienza.


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Uva da tavola, le tecniche colturali per produrre di più e meglio - Ultima modifica: 2017-09-14T09:12:18+02:00 da Simone Martarello

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